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ASCOLTARE LO SPAZIO LA MOSTRA DEGLI STUDENTI DELLA RUFA NEL BORGO DI MARANOLA

È nata dalla collaborazione tra Seminaria e la programmazione didattica dei Workshop RUFA la prima edizione di “Seminaria per le Accademie” che ha visto protagonisti 10 studenti, i quali hanno realizzato altrettante installazioni ambientali in ascolto e in dialogo con il borgo. Ieri, 26 maggio, alla presenza dell’assessore alla cultura del comune di Formia Carmina Trillino, è stata allestita la mostra finale delle istallazioni, la tappa conclusiva di un percorso che gli studenti hanno iniziato a Marzo durante una residenza di una settimana nel borgo.

Questa prima edizione è stata incentrata sull’arte ambientale e sul dialogo tra opera e contesto e si inserisce, al pari, oltre che nella programmazione didattica dell’Accademia, anche nell’ambito del programma formativo “Fuori dal Museo_incontri sull’arte ambientale” di Seminaria. L’Associazione inaugura così una nuova e stimolante collaborazione con le Accademie d’arte. Il lavoro è stato pensato e ragionato per far sì che i ragazzi riuscissero a delineare, con maggior consapevolezza, il rapporto tra pensiero d’arte e ambiente. Il percorso di esplorazione del borgo si è basato sulla comprensione del contesto spaziale, sullo studio del concetto di site e situation specific e su pratiche relazionali.

“Ascoltare lo spazio” significa tenere conto delle caratteristiche morfologiche, storiche e sociali del luogo.
Calcando le tracce di alcuni dei migliori artisti della scena nazionale, ospitati a Maranola durante le cinque edizioni del Festival Biennale di Arte Ambientale di SEMINARIA, gli studenti della RUFA hanno disseminato le loro installazioni tra i vicoli, gli angoli e le piazze dell’antico borgo. I lavori degli studenti hanno trattato, con poesia e affetto, i temi storici e sentimentali, del paese; hanno perlustrato il borgo, hanno ascoltato e, talvolta, registrato le storie degli anziani del paese. È stata sottolineata l’unione tra i paesani, il loro accogliere, ascoltare, raccontare e cercare di essere recettivi al mondo dell’arte, il loro attaccamento all’origine. L’accoglienza è stata interpretata come recettori e antenne, il cordone ombelicale, ultimo baluardo dell’appartenenza, messo in vendita, un filo che rimane anche quando andiamo via. La montagna è stata spesso avvertita dagli studenti come presenza consapevole, sentita quanto il mare, una montagna presente che incombe protettiva e che si appropria del paese. É stata individuata la zona più ventilata del paese in cui riposare, è stato preso in considerazione il capovolgimento del cielo che si staglia a perdita d’occhio dalle punte più alte dei monti per andare a finire nel mare: non solo il tessuto sociale ma anche la morfologia del paese ha influenzato le installazioni.

Il tutto è stato visto in un continuo stravolgimento di visioni, di richiami e rimandi tra l’alto e il basso, tra i luoghi esterni e interni, tra il paese e il resto del mondo in cui il tempo scorre uguale e diverso su tutti noi.

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