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ESPOSTO-QUERELA DELLA AS. LIM ITALY CONTRO LA LEGGE SUL REDDITO DI CITTADINANZA

COMANDO STAZIONE CARABINIERI DI TELESE TERME
ATTO DI QUERELA
Il sottoscritto sig. Fucci Alessandro nato a Benevento il 15-02-1977 e residente a Telese Terme (BN) in Via San Giovanni n. 85 , nella qualità di Presidente della AS. LIM ITALY-ASSOCIAZIONE LIBERI IMPRENDITORI ITALIANI con sede centrale a Limatola (BN)-Via Annunziata n. 44 ESPONE QUANTO SEGUE:
PREMESSO
Che il presente atto ha lo scopo di porre all’attenzione dell’Ecc.mo Procuratore della Repubblica presso il Tribunale Penale di Benevento accadimenti che si inseriscono nell’ambito di una vicenda che coinvolge noi tutti da vicino, affinchè vengano effettuati gli opportuni accertamenti, nonché venga valutata la sussistenza di eventuali profili di rilevanza penale inerenti i fatti esposti.
ESPOSIZIONE DELLE ARGOMENTAZIONI
E’ ormai noto che dal marzo 2018 in Italia è stato elargito un sussidio denominato ”REDDITO O PENSIONE DI CITTADINANZA”. E’ altrettanto noto che tale sussidio necessita di determinati prerequisiti per accedervi. E’ altresì noto che occorre possedere tutti i requisiti richiesti per poter essere ammessi a tale misura seguendo un corretto iter giuridico e burocratico. Ma andiamo per ordine. Il sussidio in questione nasce da una “ mission” ben precisa, avendo come finalità precipua l’abolizione della povertà o miseria sociale. Ma come si suol dire, di “buone intenzioni è costellata la via dell’inferno”, per cui, ad oggi, a quasi 4 anni dall’entrata in vigore, le finalità che si dovevano raggiungere, non sono state neanche minimamente sfiorate. L’iter è semplice. Il sussidio ti consente, attraverso la percezione mensile di una somma di denaro calcolato in base alla situazione reddituale del richiedente, finalizzato a far trovare una occupazione, un posto di lavoro. Tale sussidio è in vigore per 18 mesi. Ove ci fosse una chiamata al lavoro, la stessa può essere rifiutata al massimo fino a 3 volte dal richiedente, al termine del quale, il sussidio percepito decade, non ha più alcuna efficacia. Per far funzionare il tutto erano stati predisposti strumenti necessari come adeguamento dei Centri per L’Impiego, utilizzo dei cosiddetti “ navigators”, rimasti nel mito e nelle intenzioni ma non entrati in funzione concretamente ed infine la stretta vigilanza e controllo sui presupposti necessari da possedere per accedere al sussidio. Nella realtà nessuno dei tre strumenti è stato adottato e reso efficiente, bensì si è passati immediatamente all’elargizione di denaro pubblico ai contribuenti senza attivare i dovuti filtri previsti dalla legge. Come spesso succede in Italia in questi casi si verificano situazioni paradossali ed abnormi , basti pensare a quelle persone realmente in situazione di grave disagio sociale che hanno ricevuto solo importi di denaro minimi, da fame, come 140 euro mensili che non basta nemmeno a sopravvivere per pochi giorni, figuriamoci per un mese intero. Chi, invece aveva immatricolato acquistando auto nuove per 2.000 di cilindrata nei 6 mesi precedenti alla percezione del sussidio , riceveva, beffa delle beffe, un sussidio pari ad euro 800,00 mensili . Se si voleva favorire concretamente l’occupazione, sarebbero state necessarie ben altre misure , come:
1) Adeguare i Centri Per L’Impiego impreparati a gestire l’iter del reddito di cittadinanza, al punto che ad oggi non hanno ancora capito come e quando va firmata la dichiarazione che attesta che il percettore del reddito è “ disponibile al lavoro”, intanto i 18 mesi passano, il sussidio viene incassato, ma di lavorare realmente non se parla nemmeno;
2) Andava formato il personale adatto a gestire questo tipo di pratiche con una formazione professionale ad hoc, non utilizzare i “ navigator, che sono solo una brutta copia degli impiegati del vecchio collocamento, come si chiamavano prima i Centri per L’Impiego.
Intanto, in una nazione già al dissesto con le finanze pubbliche ogni rara persona che è stata assunta al lavoro con il reddito di cittadinanza, costa allo Stato circa Euro 52.000,00 . Solo ed esclusivamente un enorme ed inutile spreco di denaro pubblico. Immaginiamo quanto costa una persona che il lavoro non lo trova, non lo vuole e non lo cerca e quindi continua a rinnovare la domanda per ottenere il sussidio. C’è poi qualche furbetto, nella nostra nazione non mancano mai, che oltre a percepire il sussidio lavora in nero.
Ora andiamo al concreto.
Lo scorso agosto, in provincia di Bologna, circa 115 persone tra i 18 ed i 66 anni sono state denunciate per false dichiarazioni che hanno portato all’indebita percezione del reddito di cittadinanza per complessivi Euro 300.000,00 . La scoperta è stata fatta dai Carabinieri i Ozzano Emilia, nel corso di un’indagine svolta in collaborazione con i militari dell’Ispettorato Del Lavoro di Bologna, per controllare la veridicità delle dichiarazioni presentate per ottenete il sussidio previsto ed introdotto come misura di contrasto alla povertà. Entrando nel merito di tale fatto di cronaca desta ancora più clamore e rabbia che a percepire il sussidio siano state persone che non avevano mai vissuto in Italia, ma organizzavano dei veri e propri “viaggi di lavoro”, solo per poter ottenere il sussidio e poi tornarsene a casa loro.
Colmo dei colmi, sono troppe le testimonianze di imprenditori operanti nei vari settori economici pervenuta presso la AS. LIM ITALY-ASSOCIAZIONE LIBERI IMPRENDITORI ITALIANI, rappresentata da me, che non riescono a trovare operai, impiegati, collaboratori di nessun tipo e genere che hanno voglia di lavorare. La maggior parte delle persone si rifiutano di andare a lavorare, perché è dura alzarsi presto la mattina, quando possono, invece, starsene comodamente a casa sul divano, percependo comunque un compenso, alla faccia dei fessi che ogni giorno si alzano presto per andare a lavorare. A questo punto riportiamo la testimonianza di un imprenditore nel settore della ristorazione-bar e ristorante- che ha ricevuto le dimissioni da parte di una sua dipendente che aveva percepito il reddito di cittadinanza: Dice il nostro imprenditore , riferendosi alla sua dipendente:“ Ha lamentato , improvvisamente la bassa retribuzione percepita a fronte di un sussidio erogatole dallo Stato senza far nella. Stiamo parlando di 8 ore regolarmente retribuite, lavorando in un bar in cui si lavora molto con le colazioni, durante il resto della giornata si lavora molto a rilento. Le si richiedeva di cuocere i cornetti caldi, di aprire alle ore 7 del mattino, mentre i bar della zona aprono alle ore 6 del mattino, servono i caffè al banco e quei pochi ai tavoli. Di tenere il luogo di lavoro pulito e di fare i classici carichi di frigoriferi al cambio turno . A seguito delle dimissioni della dipendente è stato molto difficile trovare altre persone disposte a farlo, al momento il bar è chiuso, riuscendo a coprire con il personale a disposizione solo il servizio ristorante, ubicato nello stesso luogo.. Potremmo citare molte altre testimonianze, come quella dell’autotrasportatore che nel periodo in cui si trasportano i più pomodori , non ha trovato nessuno disposto a trasportarli. Per cui all’età di oltre 70 anni ha dovuto fare lui personalmente carichi e scarichi anche 5 volte al giorno, insieme al figlio più giovane.
Tutto ciò premesso, la AS. LIM ITALY-ASSOCIAZIONE LIBERI IMPRENDITORI ITALIANI che ad integrazione di tale esposto rimette alcune richieste di diversi imprenditori , di intervenire nel merito della questione, afferma che la misura adottata come “Reddito di cittadinanza o pensione di cittadinanza” ha miseramente fallito, perché avrebbe dovuto essere una misura giusta e civile , per salvaguardare innanzitutto i diritti umani ed il diritto al lavoro dei cittadini a condurre un’esistenza libera dignitosa, ma di fatto è stato solo un fallimento. Chi doveva controllare sulla giusta applicazione di tale misura , non lo ha fatto. Chi doveva accertarsi che soldi dei contribuenti venissero elargiti in modo equo e giusto, non lo ha fatto. Chi doveva garantire che solo chi aveva i profili adatti poteva cercare lavoro attraverso il sussidio, non lo ha fatto. Chi doveva agevolare l’orientamento al lavoro, non lo ha fatto. Chi doveva effettuare uno studio di fattibilità sulla situazione economico-occupazionale italiana, ancor prima di pensare ad una misura parassitaria come questa , sapendo che il mercato del lavoro è praticamente fermo dal 2008, e quindi avrebbe dovuto orientare le persone al lavoro che scarseggia da molti anni, non lo ha fatto. Ebbene. A chi vanno attribuite le responsabilità del totale fallimento di questa misura inutile e demagogica decantata e spacciata come “unica soluzione alla povertà”, solo per garantirsi il voto delle classi meno abbienti. Si doveva offrire lavoro vero , non l’ennesimo sussidio parassitario per tenere la gente a casa senza lavorare. Così si è dato solo ed esclusivamente un colpo mortale alle politiche finalizzate a creare lavoro . La nostra è una nazione alla deriva, senza futuro.
Per quanto esposto e motivato
Il sottoscritto Fucci Alessandro , in qualità di Presidente Nazionale della AS. LIM ITALY-Associazione Liberi Imprenditori Italiani
CHIEDE
CHE SIANO ACCERTATE LE RESPONSABILITA’ PENALI DI CHI NON HA VIGILATO SULLA GIUSTA E CORRETTA APPLICAZINE DELLA NORMATIVA IN MATERIA DI REDDITO DI CITTADINANZA
E CHE
IL PROCURATORE DELLA REPUBBLICA PRESSO IL TRIBUNALE PENALE DI BENEVENTO ADITO VOGLIA DISPORRE GLI OPPORTUNI ACCERTAMENTI IN ORDINE AI FATTI ESPOSTI IN NARRATIVA proponendo FORMALE QUERELA
per i fatti in contestazione , pertanto chiede che L’Autorità Giudiziaria compia le indagini per l’accertamento dei fatti sopra descritti e chiede la punizione dei colpevoli per tutti i reati che la S.V. Ill.ma vorrà ravvisare.

Si chiede di essere avvisati nel caso di archiviazione della notizia di reato.
Nomina proprio difensore di fiducia l’Avv. Gennaro D’Agostino con studio in Limatola (BN) a Via Annunziata n. 53 presso il quale eleggono domicilio ai fini del presente procedimento.
Delega l’Avv. Gennaro D’Agostino alla presentazione della presente Querela.
Limatola (BN) 23-09-2021

AS. LIM ITALY in persona del Presidente Dott. Fucci Alessandro

E’ vera e autentica la suestesa firma
Avv. D’Agostino Gennaro

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