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Premio Dragut, IV edizione Per non depredare ma per restituire . Emigrazione ed immigrazione

Il motto del Comitato Dragut è ormai diventato celebre. Restituire la bellezza, rinnovare il desiderio di costruire la nostra terra.
Più siamo andati avanti, negli anni, in questa ricerca, in questa presa di coscienza, più abbiamo allargato il nostro orizzonte.
Come se il Golfo di Gaeta non abbracciasse solamente queste nostre coste, così care e così note, ma fosse molto, molto più ampio. Come se il nostro mare arrivasse a lambire le terre dove tanti nostri connazionali, in epoche diverse, sono andati a costruire il loro futuro. Nei decenni passati, sono stati migliaia i nostri concittadini che hanno sentito la necessità di trapiantarsi altrove. E che non per questo si sono sentiti meno affezionati alla nostra terra.

Abbiamo voluto però allargare ancor più il nostro orizzonte, come se le terre così avare di risorse e cosi assolate, così devastate da guerre inconsapevoli, di tanti altri popoli lontani, appartenessero di fatto al nostro mare, che ci restituisce ogni giorno, l’immagine di uomini la cui speranza è aggrappata ad un barcone.

Emigrazione ed immigrazione. Abbiamo voluto considerare, in questa quarta edizione del premio, l’Emigrazione come nostalgia, come radici che ci appartengono anche se sono state trapiantate in altri contesti culturali;
l’Immigrazione, come senso di integrazione, come desiderio di abitare una terra diversa da quella in cui si è nati, come necessità di imparare una nuova lingua e mediare culture differenti.

Il premio Dragut è dunque uno spazio, necessario, per dare libera espressione a chi ha pensato, andandosene, di non aver più diritto di parola nella sua terra natale. A chi, arrivando, da tanto lontano, ha pensato di non essere gradito o peggio, si è sentito non accolto, nell’intento di aiutarci tutti ad approfondire una nuova consapevolezza. A riappropriarci di ciò che siamo.

Abbiamo raccolto testimonianze dirette, immagini. Abbiamo ricercato canzoni e musiche che potessero apprenderci a “sentire” ciò che uno straniero in una terra che non appartiene alle sue radici, sente..

Dunque un tema che può, come prima impressine, apparire difficile a chi desidera partecipare ad un concorso. In realtà è stata una sfida. A guardarsi, dentro e attorno. A scoprire e mettere a nudo le proprie radici ed a imparare a rispettare chiunque chiedesse di essere accolto in quanto espressine della vasta umanità in cammino.

Per non depredare, ma per restituire.

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